About me

20200529_164400       Mi chiamo Paola Redemagni e nella vita reale lavoro in un museo. Mi ritengo fortunata perché faccio il lavoro che avrei voluto, ma da bambina sognavo di fare l’archeologa e la passione deve essere rimasta perché nel tempo libero studio cimiteri.

Si tratta di un curioso effetto collaterale dovuto alla formazione storico artistica. Nel 1993 mi sono laureata in Lettere Moderne all’Università degli Studi di Milano, con la tesi: Uno spazio per la morte. Dall’Editto di S. Cloud alla Tomba Brion di Carlo Scarpa. Relatori i professori Franco Barbieri ed Attilio Agnoletto, a cui vanno tutta la mia stima e il mio ringraziamento per quanto mi hanno insegnato.

Il testo riveduto e corretto è stato pubblicato nel 2005 con il titolo I cimiteri (M&B Publishing, Milano) ed è ora disponibile anche in versione digitale.

Nel 2017 è uscito Una prece, una lacrima (l’Ornitorinco edizioni, Milano) che raccoglie cinque anni di ricerche e oltre 300 iscrizioni raccolte nei cimiteri storici di 10 città italiane: un inedito affresco corale dell’Ottocento, raccontato direttamente dalle voci dei protagonisti. Ritratti insieme veritieri e falsi, approntati a uso dei posteri: perché tutti recitano con consapevolezza la propria parte, su quel grande palcoscenico che è il cimitero.

La tesi mi riservò soddisfazioni inaspettate: al momento compaio nella Bibliografia della voce Cimitero sia in Wikipedia che in Cathopedia (ignoro chi mi abbia inserito ma soddisfa molto la mia vanità) e nel dicembre 2012 ho partecipato al programma radiofonico Scintille-Oltre la vita, ideato e condotto da Maury Dattilo – che non ringrazierò mai abbastanza – su Rai-Radio3.

L’abitudine a curiosare nei cimiteri è rimasta a lungo, come una sorta di stravagante passatempo, incompatibile però con gli impegni familiari e professionali, fino a quando un evento luttuoso mi ha riportato in un cimitero ottocentesco.

Eccole di nuovo lì, le lapidi: aspettavano qualcuno che le ascoltasse: di chi era la mano assassina che nel 1877 aveva colpito Rosa, già settantenne? E che vita aveva avuto la povera Agnese, per essere additata da tutti come esempio di virtù e di rassegnazione?

Ho raccolto le loro storie e, da allora, non ho più interrotto le mie ricerche.

Actually, I work in a Museum where I’m concerned with historic and photograph archives. I think I’m very lucky because my job is special. But when I was a child, I would like to be an archeologist. So I think that a little part of that dream stands inside me too, because I study cemeteries during my free time. Perhaps it’s not so strange, because I’m an art historian.

My thesis “A space for the dead. From S. Cloud Edict to Brion’s tomb by Carlo Scarpa” was published in 2005 with the title:  “I cimiteri” (M&B Publishing, Milano). The publication gave to me a lot of satisfaction. At the moment, you can find my name in the bibliography of the Italian version of Wikipedia and Cathopedia, at the item: Cimitero.

Then, my family and my work took all my attention and I forgot my interest for the cemeteries. But some years ago I returned in a XIX century cemetery and a lot of tombstone became to speak with me: who murdered Rose in 1877, who was 70 years old yet? Why was so sad Agnes? Everybody helds her up as an example of virtue and resignation…

I have transcript their histories and published them in the book “Una prece, una lacrima” (2017, l’Ornitorinco edizioni, Milano): more than 300 epithafs from 10 historic italian cemeteries.

Then I never stop my research. This blog comes from these research. Now I know I’m not a fool and I know that a lot of serious people are interested in cemeteries history.

This blog would be a space of discussion for all of them.