Souvenir macabri: il dito medio di Galileo

di Paola Redemagni

Non capita spesso e non capita a tutti di essere mandati a quel paese direttamente da Galileo Galilei. Eppure è un po’ questa l’impressione che si ha quando ci si trova di fronte la piccola urna in vetro in cui fa bella mostra di sé il dito medio della mano destra dello scienziato, montato in posizione eretta su un piedistallo dorato. Il gesto si può immaginare.

La teca si trova al Museo di Storia della Scienza di Firenze: è rifinita da un fregio dorato ed è posta sopra un basamento in alabastro; un’iscrizione in un latino assai arzigogolato invita a non disprezzare i resti del dito, grazie al quale la mano destra dello scienziato ha mostrato in cielo pianeti mai visti prima dai mortali.

C’è da chiedersi come sia finita lì…

(Firenze, Museo di Storia della Scienza. Teca contenente il dito medio della mano destra di Galileo Galilei.
Foto di ThePhotoGraphIc, CC BY-SA 4.0.<https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0&gt;, via Wikimedia Commons)

Galileo Galilei muore nella notte dell’8 gennaio 1642, nella sua villa di Arcetri (Firenze) dove si trova confinato a partire dal 1633, a seguito della condanna emanata dal Santo Uffizio, che intendeva così punire le sue affermazioni in campo astronomico, ritenute eretiche.

Alla sua morte, l’opposizione della Chiesa impedisce la celebrazione di funerali solenni: non sembra opportuno commemorare la memoria di un uomo sospettato di eresia.

Con le sue osservazioni notturne, compiute a partire dal 1610 utilizzando un cannocchiale, Galileo si era infatti convinto della validità della teoria copernicana, che sosteneva il moto della Terra intorno al Sole, e non viceversa, come affermato nelle Sacre Scritture.

Ma confutare le Sacre Scritture significava contestare il potere della stessa Chiesa e questo non era tollerabile: nel 1616 viene quindi intimato a Galileo di non sostenere, insegnare o difendere in alcun modo l’idea che la Terra si muova. Così, quando nel 1631 Galileo ribadisce le proprie convinzioni pubblicando il volume Dialogo sopra i due massimi sistemi, lo scienziato viene giudicato colpevole di aver trasgredito un ordine formale del Santo Uffizio e condannato al carcere, poi commutato negli arresti domiciliari. 

(Firenze. Basilica di S.Croce. Prima tomba di Galileo Galilei. Foto di Sailko – Own work, CC BY 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=34362585)

Galileo avrebbe voluto riposare nel sepolcro di famiglia posto nella basilica fiorentina di Santa Croce. Grazie all’intervento del granduca di Firenze Cosimo III Medici, il corpo viene posto in chiesa ma non nella tomba famigliare: viene invece tumulato in un piccolo ambiente vicino alla cappella del noviziato.

A mantenere viva la memoria di Galileo ci pensa Vincenzo Viviani: matematico, astronomo e suo assistente, che si impegna anche perché venga realizzata una sepoltura degna dello scienziato. Viviani muore nel 1703 senza riuscire a vedere terminata la tomba ma lascia fondi sufficienti per il suo completamento.

Passeranno più di 90 anni prima che il Santo Uffizio autorizzi la costruzione del monumento funebre, che viene realizzato nel 1737.

( Firenze. Galleria degli Uffizi. Domenico Tempesti. Ritratto di Vincenzo Viviani. Pastello su carta (ca 1690) http://www.niceartgallery.com/Domenico-Tempesti/Portrait-of-Vincenzo-Viviani-1622-1703-c1690.html, Public Domain, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=522394)

Finalmente, la sera del 12 marzo 1737 nella basilica di Santa Croce si riuniscono i rappresentanti delle famiglie nobiliari fiorentine, insieme con scienziati, accademici e artisti, per accompagnare Galileo alla nuova sepoltura. Nei due semplici sepolcri in mattoni che si trovano nella piccola cappella vengono trovati: nel primo Vincenzo Viviani, nel secondo due casse in legno, contenenti rispettivamente i resti di un uomo anziano e di una giovane donna. Galileo Galilei e sua figlia Virginia.

Anche Viviani, per la sua devozione al maestro, verrà tumulato nello stesso sepolcro.

Prima che il corpo di Galileo venga traslato, però, alcuni dei presenti non resistono alla tentazione di prelevare un souvenir: il marchese Vincenzio Capponi si porta a casa il pollice, l’indice e un dente dello scienziato; il medico Antonio Cocchi la quinta vertebra mentre l’antiquario fiorentino Anton Francesco Gori si appropria del dito medio della mano destra, poi donato al Museo di Storia della Scienza di Firenze, dove si può ammirare ancora oggi.

(Firenze. Basilica di S.Croce. Tomba di Galileo Galilei. Foto di Jebulon – Own work, CC0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=15522431)

Le altre dita della mano e il dente, dopo continui cambi di proprietario, vengono messi all’asta nel 2009, acquistati e donati a loro volta allo stesso museo. La vertebra, invece, è oggi proprietà dell’Università di Padova, dove Galileo ha insegnato per quasi 20 anni.

È curioso che il mondo scientifico, dopo aver tanto condannato la religione cattolica e la sua devozione per le reliquie – tacciati di superstizione non disgiunta da interesse economico – malgrado la difesa di un pensiero filosofico tutto imbevuto di illuminismo, positivismo e razionalità, sia arrivato alla fine ad adottare un collezionismo del tutto simile, rivolto alla creazione di vere e proprie “reliquie laiche” a cui affidare il culto della personalità di scienziati, artisti, politici e letterati. Una pratica che proseguirà per tutto l’Ottocento. (leggi anche: I pietrificatori e Giuseppe Mazzini, mummia riluttante).

Dear friends speaking English, this is an home-made blog. I have no money to pay a professional translator, so I write English post by myself and – as you can see – I can’t write English language very well. So you can find a lot of mistakes in the articles: I beg your pardon. My English language level is: F(unny)! Will you pardon me?)

If you visit the Museo Galileo, the Science Museum in Firenze, you can see a little glass ampoule containing the famous scientist Galileo Galilei’s middle finger.

On the alabaster plinth, an inscription in arty Latin invites people not to despise the remains of the finger by which the scientist’s right hand showed planets in the sky never before seen by mortals.

Galileo died on 8th of January 1642, in his house in Arcetri (Firenze), where he was been confined since 1633: after he was condemned by the Holy Office, which intended thereby to punish his statements in the field of astronomy, which were considered heretical.

The Church prevented the celebration of a solemn funeral.

Thanks to the intervention of the Grand Duke of Florence Cosimo III Medici, the body was placed in the Florentine basilica of Santa Croce, but not in the family tomb.

Instead, it was buried in a small room near the novitiate chapel.

Vincenzo Viviani, mathematician, astronomer and Galileo’s assistant, worked to ensure that a burial worthy of the scientist would be made, and left sufficient funds for the completion of the scientist’s tomb.

The Holy Office authorized the construction of the funeral monument in 1737.

So, on the evening of March 12, 1737 in the basilica of Santa Croce nobles, scientists, academics and artists accompanied Galileo to his new burial.

When the coffin was open to check the content, someone took a souvenir: marquis Vincenzio Capponi took home the scientist’s thumb, index finger and a tooth; physician Antonio Cocchi the fifth vertebra – now at University in Padua – and Florentine antiquarian Anton Francesco Gori appropriated the middle finger of the right hand, later donated to the Museum of the History of Science in Florence, where you can admire it today.

It is curious that the scientific world imbued with Enlightenment, positivism and rationality, after having so much condemned the Catholic religion and its superstitious – but economically profitable – devotion to relics, eventually adopted a similar collecting, aimed at the creation of real “secular relics” to be entrusted with the cult of personality of scientists, artists, politicians and men of letters. A practice that would continue throughout the nineteenth century.