Morte alla Madonna del Frassino

di Paola Redemagni

Il Santuario della Madonna del Frassino, poco oltre l’abitato di Peschiera del Garda, è piccolo ma molto frequentato. Comprende la chiesa, un convento, due chiostri e un minuscolo cimitero per i frati che lo abitano.

Il complesso viene costruito tra il 1511 e 1514 per celebrare l’apparizione miracolosa della Madonna: comparsa fra i rami di un frassino, sotto forma di statuina in terracotta, a protezione di uno spaventatissimo contadino, Bartolomeo Broglia. Questi, mentre si trovava in campagna a occuparsi delle viti, aveva rischiato l’assalto di uno “spaventoso serpe”.

(Santuario della Madonna del Frassino. La statuina miracolosa posta su un frammento del frassino originale. Di Mentnafunangann – Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=13737557)

Felicissimo per l’intervento celeste, si era portato a casa la statuina miracolosa, che però aveva dimostrato una spiccata idiosincrasia a qualunque costrizione, rifiutandosi sia di farsi rinchiudere in un forziere dal Broglia, sia di farsi confinare all’interno della Chiesa della Disciplina, come avrebbe voluto il clero locale. Entrambe le volte, infatti, era fuggita, facendo misteriosamente ritorno al suo amato albero. Era stato quindi giocoforza costruire il santuario intorno alla pianta. Qui accoglie i fedeli, nella cappella dell’Apparizione.

La chiesa presenta una semplice facciata in pietra con profilo a capanna, aperta da un rosone e preceduta da un breve portico a tre archi. L’interno, a navata unica, è impreziosito da stucchi, affreschi, grandi tele dipinte, otto altari laterali e dalle cappelle del Santissimo Sacramento e dell’Apparizione.

(Santuario della Madonna del Frassino.
Di Mentnafunangann – Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=13737310)

La parte inferiore della facciata, protetta dal portico, è affrescata. Le tre lunette superiori mostrano scene di devozione connesse al miracolo; al di sotto, si trovano i due affreschi che ci interessano, dipinti a monocromo in un caldo colore bruno.

Nella scena a sinistra del portone centrale, un frate mostra a un sovrano elegantemente vestito e regolarmente coronato, il corpo di un giovane disteso all’interno di un sarcofago scoperto, con le mani giunte al petto. Intorno si affollano cortigiani dagli elmi piumati.

(Santuario della Madonna del Frassino. Compianto. Foto dell’autrice)

La scena si potrebbe forse definire: un compianto. Infatti è identificabile solo parzialmente con l’incontro dei tre vivi con i tre morti – anche se appartiene indubbiamente alla stessa sfera concettuale – ed è lontana dagli eccessi del Trionfo della Morte (vedi anche: Pisa, il Campo Santo 3 – il Trionfo della Morte).

Un’iscrizione inserita in un’architettura arzigogolata, posta al di sopra del sarcofago, riporta il discorso moraleggiante pronunciato dallo stesso defunto, che come sempre esorta a tralasciare la vanità terrena, destinata alla morte, per coltivare la vera virtù:   

Voi che passate qui fermate il passo

Et contemplate il varco della morte

Giovine fui, ardito, amato et forte

Hor son polve dentro a questo sasso.

Che val esser altier, et far fracasso

D’oro, et terreni haver aurate porte,

se in un sol punto l’incurabil Morte

ogni cosa rovina, et mette al basso,

ma virtù che non è sotto sua possa

fiorisce ogni hor più verde al suo dispetto,

il resto nulla val se giaci in fossa.

Guardate dunque il mio mutato aspetto

Gioveni, che vil cosa è un corpo d’ossa,

se d’immortal virtù non è concetto.

(Tecnicamente si tratta di un sonetto: due quartine e due terzine di endecasillabi, con schema metrico: ABBA ABBA ACA CAC).

La seconda scena, posta a destra del portone centrale, purtroppo presenta vaste lacune. In un paesaggio desolato, la Morte – sotto forma di scheletro alato – è impegnata a zappare… difficile capire cosa, probabilmente corpi.

(Santuario della Madonna del Frassino. Affresco con la morte falciatrice. Brutta foto dell’autrice)

È curioso che lo scheletro possieda ali piumate simili a quelle angeliche, invece delle ali da pipistrello che l’iconografia più tradizionale associa alle creature malvagie. Al di sotto di queste ali piumate si intravede un secondo minuscolo scheletro, anch’esso alato. Un’iscrizione, che ripropone le stesse caratteristiche di quella precedente, separa la Morte da un gruppo di notabili locali e trascrive il dialogo che intercorre fra i visitatori e lo scheletro.

Per una migliore comprensione del testo, nella trascrizione ho preferito non seguire l’ordine metrico originale ma separare e accorpare le frasi secondo l’interlocutore:  

Morte cha fai?

Non vedi, io mieto

E che

L’humana vita

E non riguardi a chi?

No, che colui che m’ha mandato qui Non volse perdonar la vita a sè.

Dimi farai tu questo anco di me

Stolto dubbiti tu ben sai che sì.

E non puotrò saper l’hora nel dì.

Chi t’ha fatto sì cruda?

Il mio Signore

Per qual cagione

Per castigar chi erra Et dar la palma a chi l’ha datt il cuore.

Volendo la vittoria a tanta guerra Che debbo far

Lasciar l’antico errore Per cui l’eterno ben si chiude e serra. Hor che sei vivo in terra Cogli le

rose e lascia star le spine Che savio è sol colui che pensa al fine.

Non avendo trovato altre informazioni a riguardo, per il momento dal Santuario della Madonna del Frassino è tutto.