“Chi si scorda di noi, scorda se stesso” – Il Fopponino di Porta Vercellina, a Milano

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Di Paola Redemagni

A volte scompaiono semplicemente e di loro non resta neppure la memoria. Altre volte lasciano una traccia, un nome, un segno, almeno un ricordo.

Tutti conoscono Milano come la capitale della moda, dell’editoria, del design. Una città moderna e veloce a cui forse si può contestare la mancanza di un po’ di mistero… Ma se passate in piazzale Aquileia fate attenzione alla piccola edicola barocca.

Espressione della devozione popolare, l’edicola si affaccia su via S.Michele al Carso. Malgrado le dimensioni ridotte, presenta una facciata dai tratti monumentali: aperta da un’ampia finestra graticciata dalla cornice mistilinea, incorniciata a sua volta da una sorta di arzigogolato portale cieco. Nella parte superiore la decorazione comprende tre teschi in pietra, secondo i canoni dell’arte controriformistica, e una cartella che recita: “Ciò che sarete voi noi siamo adesso / chi si scorda di noi scorda se stesso”.

L’interno, spoglio, presenta un unico ambiente quadrangolare con copertura a volta, completato in anni recenti da un altare. Nel pavimento, ribassato rispetto al piano stradale, sono stati lasciati a vista alcuni resti sepolcrali.

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È quanto resta del Fopponino di Porta Vercellina, uno degli antichi cimiteri milanesi scomparsi con la costruzione del Monumentale. A pochi passi da corso Magenta, in pieno centro cittadino, un tempo sorgeva oltre le mura spagnole, in aperta campagna. Non poteva essere altrimenti, dal momento che era destinato alle sepolture comuni dei morti di peste, che il cimitero di S.Gregorio – vicino al Lazzaretto – non era più in grado di ospitare. La mortalità delle pestilenze del 1576 e del 1630 costrinse infatti le autorità cittadine ad approntare in gran fretta nuovi lazzaretti per i malati, ed i relativi camposanti. Di qui il termine dialettale, poco rassicurante, di foppa ovvero fossa, con cui venivano indicati, dal momento che il requisito principale doveva essere la capienza.

Già attivo prima del 1630, in principio aperto e accessibile da ogni lato, nel 1674 viene chiuso dal muro di cinta, ancora presente in parte, che ingloba la piccola Cappella dei morti.