Jenny e Amina Nurchis, un esempio di audacia e di emancipazione femminile

Di Lorenzo Spanedda

Il caso delle sorelle Nurchis fa scalpore nella Sardegna di fine Ottocento. Contravvenendo alle regole del tempo, che relegano le donne al solo ruolo di mogli e di madri, Jenny e Amina sono le prime – e sole – a iscriversi alla scuola pubblica per completare gli studi, aprendo così la strada a tutte le altre donne. Un azzardo che non viene loro perdonato e che le ragazze pagheranno con il più alto dei prezzi.    

Lorenzo Spanedda fa parte del gruppo FB “Il cimitero di Bonaria: un patrimonio da salvare!” e per Storiedicimiteri ha raccontato i misteri dell’abbazia di Nostra Signora di Paulis (Piero Cao e i misteri dell’abbazia di Nostra Signora di Paulis.), il triste destino di un giovane diplomatico inglese (Joseph Smith, il triste destino di un giovane diplomatico inglese) e la storia del fantasma del capitano massone Looman (Il fantasma del Capitano Looman).

(Cagliari, Cimitero di Bonaria, Vecchio Camposanto. Foto di Lorenzo Spanedda)

Nel Vecchio Campo Santo di Cagliari, nucleo originario del Cimitero Monumentale di Bonaria (leggi anche: Cagliari – Il cimitero monumentale di Bonaria), si trovano, disposte su tre lati, come scriveva il Canonico Giovanni Spano nella sua Storia e necrologio del Campo Santo di Cagliari (1869), numerose “cappelle che servono per tombe gentilizie”, alcune “di famiglie particolari…, altre di Corporazioni, o di Confraternite”. Tra queste cappelle si trova, nel quarto quadrato del Campo Santo, quella della famiglia Nurchis, che purtroppo versa attualmente in cattive condizioni.

All’interno di essa si possono ammirare, oltre al busto del capostipite Antonio Nurchis, opera dello scultore piemontese Giuseppe Sartorio (leggi anche: Michelangelo dei morti: Giuseppe Maria Sartorio), i monumenti dedicati alla memoria di Amina (24 Ottobre 1866 – 19 Febbraio 1884), realizzato dallo scultore toscano Ambrogio Celi, e di Jenny Nurchis (22 Giugno 1864 – 30 Giugno 1886), opera anch’esso del Sartorio. Questi due monumenti, certamente bisognosi di restauro, come del resto l’intera cappella, sono ben noti a quanti frequentano il Cimitero di Bonaria, ma sicuramente meno note sono le tristi vicende che accomunano le due sorelle.

(Cagliari, Cimitero di Bonaria, Cappella Famiglia Nurchis. Foto di Lorenzo Spanedda)

Figlie di un avvocato di Iglesias trasferitosi a Cagliari dove sposò Giuseppina Nonnis, figlia di Efisio Nonnis, Preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Ateneo cagliaritano, Jenny e Amina crebbero in una famiglia dalla mentalità aperta, potremmo dire progressista, coltivando interessi per la lettura, la scrittura e la musica. Così, esse furono le prime, anzi a quel tempo le sole, a iscriversi, dopo le scuole elementari, alla scuola pubblica frequentando il ginnasio, a quel tempo riservato ai maschi. Ma proprio questo costò caro alle due sorelle, “colpevoli” di avere avuto l’ambizione di coltivare le proprie inclinazioni e aver voluto conseguire un titolo di studio fino a quel momento vietato alle donne. Presto si diffusero su di loro voci malevole e calunniose che ne rovinarono la reputazione e, di conseguenza, la vita.

Jenny e Amina Nurchis furono accomunate, seppure con differenti modalità, da un triste destino. Amina, la più giovane, un anno dopo avere conseguito la licenza ginnasiale, si ammalò e dopo qualche mese spirò nel febbraio 1884. In suo ricordo fu eretto il monumento che rappresenta un angelo dormiente ai piedi della croce.

(Cagliari, Cimitero di Bonaria, Cappella Nurchis. Ambrogio Celi, monumento funebre ad Amina Nurchis. Foto di Lorenzo Spanedda)

Queste le iscrizioni sulla parte frontale:

AD

AMINA NURCHIS NONNIS

 DICIASSETTENNE

RAPITA

ALL’ AMORE DEI PARENTI

IL XIX FEBBRAIO MDCCCLXXXIV (19 febbraio 1884).

A XV (15) ANNI

COMPAGNA ED EMULA DELL’AMATA SORELLA

MERITÒ LA LICENZA GINNASIALE

PRIMO ESEMPIO IN SARDEGNA

DI QUANTO POSSANO NEGLI STUDI

MENTE E CUORE DI DONNA.

Sul lato sinistro della base del monumento:

SU TANTA PRIMAVERA

 D’ANNI, DI SPERANZE, D’AFFETTI

VOLTA ANZITEMPO A LACRIMABILE FINE

SPARGA IL GRATO SUO OLEZZO

LA RICORDANZA!

Sul lato destro:

DELIZIA DEI SUOI

SPARVE

LASCIANDOLI IN UN’ANGOSCIA SENZA NOME

NEL PERENNE DESIO DEL SUO BACIO

NELL’INEFFABILE SCONFORTO DELLA VITA

NON PIÙ RALLEGRATA

DAL SUO SORRISO

Nel Dicembre 1884 morì anche Antonio Nurchis, ma a Jenny, nonostante questi gravi lutti familiari, la vita sembrava riservare un futuro sereno, che per una ragazza di quell’epoca significava il matrimonio e la famiglia. Aveva accettato la proposta di un giovane che però, forse condizionato dalle maldicenze riconducibili al fatto che Jenny aveva frequentato una scuola maschile, poi si tirò indietro. A questa serie di avversità Jenny non fu capace di resistere: si tolse la vita, per il dolore e la vergogna, la sera del 30 Giugno 1886 e fu sepolta la mattina successiva senza la benedizione di un sacerdote in quanto suicida.

(Cagliari, Cimitero di Bonaria, Cappella Nurchis. Giuseppe Sartorio, monumento funebre a Jenny Nurchis. Foto di Lorenzo Spanedda)

Il monumento dedicato a Jenny la rappresenta a grandezza naturale, vestita con un abito elegante, a mani giunte, appoggiata alla croce e con ai suoi piedi il violino che lei amava e gli spartiti musicali. Questa è l’epigrafe voluta dalla madre:

BUONA E CONFIDENTE JENNY

SPENTA ANZI TEMPO DA CRUDELI DISINGANNI

TI SIA REFRIGERIO NELLA TOMBA SCONSOLATA

L’ AFFETTO IMMENSO ED INESTINGUABILE

DI CHI NON PUÒ MENTIRE!

LA MADRE

GIUSEPPINA NONNIS IN NURCHIS

POSE

Nel caso del monumento per Amina, morta dopo una lunga e inesorabile malattia, l’iscrizione frontale pone l’accento principalmente sull’importanza dell’intelligenza e della passione femminili. Per quanto riguarda Jenny, l’epigrafe fa invece riferimento in modo particolare, anche senza specificazioni, alle offese e alle mancate promesse che la portarono alla decisione di togliersi la vita.

Brevi furono le esistenze di Jenny e Amina Nurchis, ma, a distanza di circa 140 anni dalla loro scomparsa, la loro storia rimane emblematica di quanto per le donne sia stato difficile – e in molti casi ancora lo è – vedere riconosciuti i propri diritti nel campo dell’istruzione e del lavoro.

Dear friends speaking English, this is an home-made blog. I have no money to pay a professional translator, so I write English post by myself and – as you can see – I can’t write English language very well. So you can find a lot of mistakes in the articles: I beg your pardon. My English language level is: F(unny)! Will you pardon me?)

The case of the Nurchis sisters caused a stir in late 19th century in Sardinia.

They were the daughters of a lawyer from Iglesias, who moved to Cagliari where he had married Giuseppina Nonnis, daughter of Efisio Nonnis, Dean of the Faculty of Medicine at the University of Cagliari. Jenny and Amina grew up in an open-minded family, cultivating interests in reading, writing and music.

Thus, they were the first – and the only ones – to enrol in public school to attend the gymnasium, at that time reserved for boys. A choice that cost the two sisters dearly, ‘guilty’ of wanting to pursue a degree hitherto forbidden to women. Soon, malicious and slanderous rumours spread about them, ruining their reputation and their lives.

Amina, the youngest, fell ill a year after graduating from grammar school and died in few months, in February 1884. In December 1884, her father, Antonio Nurchis, also died.

Jenny, despite the family bereavement, looked to the future, which for a girl of that era meant marriage and family. She had accepted the proposal of a young man who then backed out, conditioned by the backbiting.

Out of grief and shame, Jenny took her own life on the evening of 30 June 1886. She was buried the following morning without a priest’s blessing as a suicide.

At Bonaria Cemetery, in Cagliari (Sardinia), in the family’s chapel you can see: the bust of Antonio Nurchis, by the famous  sculptor Giuseppe Sartorio; the monument dedicated to the memory of Amina, created by the Tuscan sculptor Ambrogio Celi; and Jenny Nurchis’ one,  also by Sartorio.

The Amina’s monument representing a sleeping angel at the foot of the cross. The monument dedicated to Jenny depicts her life-size, dressed in an elegant dress, hands folded, leaning on the cross and with the violin she loved and sheet music at her feet.

Some 140 years after their demise, their story remains emblematic of how difficult it was – and in many cases still is – for women to have their rights in education and employment recognised.